La pesca di frodo nel Parco del Delta

Patrol Boat
In primo piano: battello a guida autonoma per la sorveglianza fluviale usato dai cinesi per la sorveglianza di laghi e fiumi e la prevenzione degli annegamenti. Fonte: https://mashable.com/2017/07/18/china-autonomous-lifeguard/ . Ne potete vedere altri cercando “autonomous river patrol vehicle” con San Google.

Molto discutibile intervento di Paolo Giardini su http://www.estense.com di oggi:

High Quality Policy

Anche in questa occasione il buon Paolo fa sfoggio del suo abituale qualunquismo. Tuttavia, vorrei cogliere questa occasione per discutere seriamente di questa faccenda per cui lasciamo da parte le polemiche e concentriamoci sui fatti.

Il limite della Legge

Obblighi e Divieti possono funzionare solo quando esiste già una “infrastruttura” che permette di imporne l’obbligo.

Per esempio: al giorno d’oggi è possibile imporre dei limiti di velocità solo perché esistono gli autovelox ed i tutor. Per decenni, fino a quando questi sistemi non sono stati introdotti sul mercato, i limiti di velocità sono stati puramente “teorici”: esistevano ma… nessuno se li fumava.

Questo vale per qualunque obbligo e per qualunque divieto.

Per fare un esempio più “moderno”: provate a far pagare le  tasse ad un qualunque esercente che accetta pagamenti in BitCoin e che fornisce servizi a valore aggiunto (come un ristoratore, un antennista od un idraulico).

Per questa ragione tutte le lagne che riguardano la pesca di frodo nel Delta sono patetiche: senza una vera infrastruttura tecnica di sorveglianza e di imposizione della legge, è come pretendere che si emani un decreto che vieti di grandinare.

La sorveglianza

La sorveglianza di vaste aree silvestri o rurali, come il Delta del Po, è un problema tecnico molto serio. Non per questo, però, è irrisolvibile.

L’Esercito e le altre armi (sia in Italia che in altri paesi) devono affrontare questo stesso, identico problema da sempre per difendere le proprie installazioni. I metodi e gli strumenti tecnici necessari per questo scopo esistono già da decenni, a volte da secoli, e vengono già utilizzati dai militari in moltissimi casi.

Il XXI secolo, poi, ci sta regalando una grande quantità di soluzioni tecniche ancora più efficaci, prima fra tutte la tecnologia dei cosiddetti “droni”.

Nel nostro specifico caso, è abbastanza evidente che per sorvegliare in modo adeguato le aree di nostro interesse sia necessario intervenire con almeno due di questi quattro tipi diversi di “sistemi”:

  • Postazioni fisse dotate di telecamere (ad infrarossi) e/o di sistemi radar (sì: esistono anche i radar per questo genere di applicazioni).
  • Veicoli autonomi terrestri dotati di telecamere ed altri sensori.
  • Veicoli autonomi fluviali dotati di telecamere e sensori.
  • Velivoli autonomi dotati di telecamere e di sensori.

La sola idea che sia possibile sorvegliare migliaia di km quadrati di palude usando “gendarmi con i pennacchi e con le armi” è semplicemente patetica.

Roba da fantascienza

Sì, se avete sempre e solo coltivato bietole in vita vostra, questa è roba da fantascienza: costosissima, complicatissima, inutilizzabile.

In tutti gli altri casi, è ciò che si usa abitualmente per questi scopi.

Portable Surveillance Radar
Portable Surveillance Radar: uno dei molti sistemi radar per la sorveglianza di ampie zone di “campagna” usati dai militari per sorvegliare le zone attorno alle loro installazioni. Fonte: https://narmadi.com/portable-surveillance-radar/ . Ne potete trovare altri cercando: “terrain surveillance radar” con Google.

L’intervento

Una volta “pizzicato” in flagrante il manipolo di bracconieri (agiscono sempre in gruppo), è necessario catturarli.

Catturare un gruppo di persone (probabilmente armate), è un compito che va molto al di là delle capacità e delle competenze di un normale reparto di Polizia Municipale o Regionale, di Polizia di Stato o – meno che mai – di Guardie Volontarie. Questo è un compito per reparti specializzati, come i famosi NOCS (Nuclei Operativi Centrali di Sicurezza) della Polizia di Stato ed i GIS (Gruppi di Intervento Speciale) dei Carabinieri.

E qui casca l’asino: Nicola “Naomo” Lodi, Alan Fabbri, Paolo Giardini, Francesco Rendine e tutti gli altri squallidi arruffapopolo che passano la giornata a buttar benzina sul fuoco (per chiari fini elettorali) hanno versato fiumi di inchiostro negli anni passati per pretendere ed ottenere il dispiegamento della ridicola camionetta dell’Esercito in GAD ma… non si sono mai curati di pretendere il dislocamento in città e/o in provincia di un reparto di pronto intervento in grado di intervenire su richiesta per sedare risse di extracomunitari in GAD o per catturare bande di bracconieri nel Delta del Po. Un reparto di questo genere, magari supportato da un elicottero, avrebbe già risolto questi problemi da anni.

Ma… si vede che una soluzione funzionante, come questa, non fa effetto sul “popolo sovrano” quando si deve parlare alla sua “pancia” dal palco di un comizio elettorale.

Roba da film americano

Sì, se sono dieci anni che non uscite di casa per paura dello “spaccino” sotto casa, allora questa è roba da film americano: Arnold Schwarzenegger, Nick Nolte, Steven Seagal, quella roba lì…

In tutti gli altri casi, no.

Qui non si tratta di contrastare terroristi dotati di armi e di esplosivi, magari barricati in una scuola con decine e decine di ostaggi. Qui si tratta solo di far arrivare tempestivamente sulla scena di un reato un numero sufficiente di uomini armati in uniforme, possibilmente dotati della giusta strumentazione.

È un problema di attrezzatura e di organizzazione del lavoro, non di prestanza fisica e di eroismo.

Ciò che manca alle normali forze di Polizia ed ai Carabinieri non è Arnold Schwarzenegger: sono un elicottero che permetta di arrivare sul Delta in pochi minuti ed un gruppo di 6 – 12 uomini armati da far scendere dall’elicottero. (Non occorre nessuna prestanza fisica. Non si tratta di farsi scendere con una corda, come si vede nei film. L’elicottero si posa a terra e si scende un gradino, come fa abitualmente il personale delle eliambulanze).

Se i famosi arruffapopolo locali, come Nicola “Naomo” Lodi, Alan Fabbri, Paolo Giardini e Francesco Rendine, avesserro chiesto il “prestito” di un elicottero da trasporto (non un elicottero da combattimento) all’Esercito, invece della ridicola camionetta, questo problema sarebbe già risolto.

Due o tre “trasporti” all’anno, forniti su richesta dall’Aviazione dell’Esercito (AVES), sarebbero stati facilmente gestibili, sia come costi che come organizzazione logistica (sì: a Ferrara c’è ancora il dannato aeroporto…).

Ne vale la pena?

Vale la pena mettere in piedi una infrastruttura del genere per salvaguardare qualche kg di pesci siluro e di vongole?

Per quanto mi riguarda, credo proprio di no.

Tuttavia, non si tratta solo di vongole: la nostra è una delle provincie più grandi d’Italia. Gran parte di essa è immersa in zone rurale di difficile accesso, come le “valli”. Tutte le persone che vivono in quelle zone sono sostanzialmente “affidate” all’assistenza delle locali caserme dei Carabinieri ed ai “Centri per la Salute” della loro zona. Un sistema di “monitoraggio automatico” e di “pronto intervento” finalizzato alla sicurezza ed alla assistenza sarebbe un bene prezioso per questa gente.

Insomma: vale la pena pensarci. Vale la pena pensare a soluzioni che possano funzionare, evitando di perdere tempo con i soliti proclami privi di qualunque efficacia.

Gli strumenti tecnici ed i metodi necessari per risolvere problemi di questo tipo esistono già da tempo. Molti di essi sono persino già disponibili. Si tratta solo di organizzare il lavoro degli uomini di cui già si dispone e di fare qualche acquisto (nemmeno troppo costoso).

Alessandro Bottoni

La pesca di frodo nel Parco del Delta